LA FIGC APRE UN INCHIESTA SUL PROTOCOLLO NAPOLI

La Procura federale ha aperto un’inchiesta sulla corretta applicazione da parte del Napoli dei protocolli sanitari validati dal Cts subito dopo la notizia della prima positività di un calciatore azzurro, e nelle ultime ore il capo dell’ufficio, Giuseppe Chinè, ha chiesto copia della corrispondenza tra la Asl, la Regione ed il club. Lo apprende l’Ansa da fonti calcistiche.

La procura federale deve appurare se il Napoli ha creato la bolla o no dopo i due giocatori risultati positivi e a quel punto l’asl non sarebbe potuta intervenire.

LA BOLLA

Significa radunare tutto il gruppo squadra (quindi non solo i giocatori, ma anche lo staff tecnico, quello medico, i magazzinieri e eventuale altro personale) in una struttura definita e indicarla alle istituzioni sportive e mediche. Così ha fatto, per esempio, la Juventus quando ha scoperto la positività di due dipendenti (non facenti parte dello staff tecnico, ma del gruppo squadra).

Se il Napoli non avesse creato la bolla, avrebbe innescato l’intervento della Asl, obbligatorio perché i giocatori non sarebbero più stati “atleti professionisti”, tutelati dal protocollo Figc-Governo ma liberi cittadini, cui viene fatto divieto di viaggiare, perché considerati a rischio, dopo il contatto stretto con un positivo. Il nocciolo della questione è, quindi, stabilire se il Napoli ha seguito in modo attento il protocollo. Se non l’avesse seguito si tratterebbe già di una violazione in sé (punibile con punti di penalizzazione) e che, per di più, ha prodotto l’impossibilità di viaggiare (l’applicazione del protocollo lo avrebbe consentito). Il Napoli, da parte sua, porterà in tutte le aule la teoria del “legittimo impedimento” a raggiungere Torino: perché la Asl Napoli 2 ha vietato la trasferta, come da documento presentato dal club. E la Lega, come la Figc, imputeranno al Napoli la non applicazione del protocollo anche in questo caso: perché chiedere un parere alla Asl di fronte all’esistenza di un protocollo specifico solo da applicare? Non sarà facile dirimere la questione.

Sotto il profilo della giustizia sportiva è evidente e chiara la colpa del Napoli ma, usciti da quell’alveo, come si può contestare una decisione di una Asl in una situazione generale di emergenza Pandemia? Certo, il protocollo è una norma del Governo a tutti gli effetti e, come tale, poteva essere rispettata, ma proprio il protocollo contiene delle fessure nelle quali si possono inserire le autorità sanitarie locali (curioso comunque che le Asl campane siano intervenute per la prima squadra del Napoli e non per la Primavera o per la Salernitana, regolarmente partite in trasferta in situazioni analoghe).

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